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Trento, 21 febbraio 2013
ONORARE MATTEI
di Marco Boato
dal Corriere del Trentino di giovedì 21 febbraio 2013

Nei mesi scorsi si è molto discusso a Trento della figura del sindacalista Giuseppe Mattei.

L’occasione è stata la vicenda della nuova toponomastica nell’area ex-Michelin. Nel decennale della sua morte (13 dicembre 2002, mentre era nato il 19 marzo 1926), Giuseppe Mattei è stato poi ricordato il 13 dicembre scorso in un affollato convegno, svoltosi nella Sala Rosa della Regione, promosso dalla Fondazione del Museo storico del Trentino, oltre che dai sindacati e dalla presidenza del Consiglio provinciale. Nel dibattito, moderato dalla giornalista Milena Di Camillo, sono intervenuti numerosi testimoni, tra cui Giorgio Grigolli, Enrico Bolognani, don Giuseppe Grosselli, Sandro Schmid, Sandro Antoniazzi della Cisl milanese e il sottoscritto.

Tre ore di ricordi appassionati che hanno spaziato dall’epoca (1942-46) in cui Giuseppe Mattei, di formazione cattolica, era stato presidente della Associazione studentesca Juventus e poi dirigente delle Acli, oltre che segretario dell’Ufficio provinciale del lavoro (organo di collocamento istituito dal governo militare alleato), fino alla sua adesione nel 1948, dopo la scissione sindacale della guerra fredda, dapprima alla Cgil e poi alla Cisl. Da quel momento in poi – salvo una parentesi dal 1956 al 1960 come assessore alle attività economiche e sociali del Comune di Trento (eletto nella lista della Dc) – Mattei ha dedicato con assoluta dedizione tutta la sua vita al movimento operaio e sindacale. Dal 1950 al 1974 fu segretario dei metalmeccanici della Fim-Cisl e anche segretario generale della Cisl dal 1962 al 1970.

Nel 1969 fu uno dei fondatori dello Smut (Sindacato metalmeccanico unitario trentino) e poi della Flm (Federazione dei lavoratori metalmeccanici, che riuniva in un unico organismo gli iscritti ai tre sindacati): fu questo il primo sindacato unitario della categoria in Italia. Dal 1974 in poi – anche a causa dei conflitti interni alla Cisl stessa, per le sue posizioni molto avanzate e mai disponibili a compromessi – dovette lasciare Trento e si trasferì a Milano, presso la segreteria provinciale della Fim-Cisl milanese, dove si dedicò principalmente alla situazione dell’Alfa Romeo di Arese e di altre fabbriche, lasciando anche lì un ricordo indelebile per il suo impegno e la sua passione.

Personalmente, avevo conosciuto per la prima volta Giuseppe Mattei quando ero ancora un giovane studente di Sociologia, partecipando a un incontro, organizzato dalla Dc di Flaminio Piccoli (con la presenza di Odorizzi e di molti altri esponenti dc di allora) alla metà degli anni ‘60 nella Sala del Caminetto del Comune di Trento. Non ci eravamo conosciuti in precedenza ed entrambi facemmo due interventi molto critici: io ero allora segretario del Gdiut (l’associazione di politica universitaria di ispirazione cristiana) e lui era segretario provinciale della Cisl. Da quel primo incontro nacque un’immediata sintonia: eravamo nel clima del dopo-Concilio e in una rinnovata stagione di impegno politico e civile, dopo l’epoca inaugurata da papa Giovanni XXIII.

I rapporti divennero molto più stretti nel corso del «biennio rosso» 1968-69, quando si inaugurò la stagione degli «operai e studenti uniti nella lotta», cioè di uno stretto rapporto tra il movimento operaio trentino e il movimento studentesco di Sociologia (che del resto si era subito allargato anche agli studenti delle scuole medie superiori). Il 25 maggio 1968 la polizia era intervenuta duramente ai cancelli della Michelin e Mattei era rimasto ferito al naso da una manganellata. Tre giorni dopo, ci fu uno sciopero generale di protesta dei metalmeccanici, con la partecipazione del movimento studentesco, dando vita a una grande manifestazione in piazza Battisti a Trento. Dal palco Mattei fece un appassionato intervento e disse testualmente (come riportarono i giornali del giorno dopo, compresa «l’Unità» che aveva mandato il suo corrispondente da Padova, Mario Passi): «Grazie al rapporto solidale con il movimento studentesco, in venti giorni abbiamo fatto più progressi che negli ultimi venti anni».

Un mese dopo – mentre nel frattempo era esploso il Maggio francese, guidato da Daniel Cohn-Bendit, con un’eco mondiale –  il 23 giugno 1968 organizzammo al vecchio Cinema Italia di Trento il convegno «Operai e studenti» cui parteciparono Mattei e Schmid per il sindacato trentino, Bruno Trentin (Fiom) e Luigi Macario (Fim) per i sindacati nazionali, Mauro Rostagno e io stesso per il movimento studentesco, insieme a due sindacalisti afroamericani di Detroit, James e Grace Boggs, che avevano appena pubblicato in Italia (con Laterza) un libro sulle lotte operaie negli Usa. Ma tutto l’anno successivo – segnato dal cosiddetto «autunno caldo» della stagione dei rinnovi contrattuali – fu caratterizzato da un impegno convergente del movimento operaio e del movimento studentesco, non solo a Trento, ma anche a Rovereto e in altri centri della provincia.

Dopo la vicenda drammatica del 30 luglio 1970 alla Ignis di Gardolo, che poi vide Mattei impegnato anche in tutta la vicenda giudiziaria che ne seguì, prima a Trento e poi a Venezia, e dopo che egli subì un attentato fascista nell’ottobre 1970 (quando gli venne incendiata l’auto, nella prima fase della strategia della tensione trentina), il sindacalista fu impegnato nella lunghissima lotta operaia del 1973-74 alla Michelin, durante la quale persino il ministro del lavoro Bertoldi, i sacerdoti della pastorale del lavoro e molti di noi furono denunciati per violazione di proprietà privata, a seguito di una grande assemblea in fabbrica (ed era già in vigore da quattro anni lo Statuto dei diritti dei lavoratori!). Memorabile è rimasto il Venerdì santo del 1974, quando il coraggioso vescovo «giovanneo» Alessandro Maria Gottardi ricevette solennemente in Duomo il corteo degli operai e degli studenti che proveniva dalla Michelin, nella fase più dura della battaglia sindacale. Maturò allora anche la decisione di «esiliare» Mattei da Trento, inviandolo a Milano a concludere il suo lungo percorso di militante e dirigente sindacale.

Giuseppe Mattei e stato indubbiamente il più grande sindacalista nella storia del secondo dopoguerra in Trentino: un uomo giusto e generoso, dedito esclusivamente al servizio dei lavoratori e alla causa del movimento operaio. Per questo è semplicemente scandaloso che la città di Trento – pur governata dal centrosinistra – non abbia ancora trovato il modo di ricordarne la straordinaria figura e di lasciare un segno indelebile della sua memoria. Una memoria che non si cancellerà mai.

Marco Boato
Già parlamentare della Repubblica

 

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